2006 nr.2

ArticoliHanno scritto

Home 
Siamo Qui 
Chi Siamo 
Regolamento Gite 
Programma 
Giornalino 
 Foto & Video 
Classifiche 
Curiosità 
Archivi 
Notizie Utili 
Percorsi GPS 
La posta 
Links 

 

Neve, neve, e ancora neve

Dicembre: prime avvisaglie dell'epidemia. Gennaio: la "nevite acuta" si manifesta in tutta la sua potenza; non esiste vaccino preventivo. I sintomi sono evidenti: si ascoltano con avidità bollettini  metereologici e telegiornali che prevedono o raccontano abbondanti nevicate; si scruta con ansia il cielo sperando che non piova, si studiano percorsi. Ciaspole e ramponi fremono nelle loro custodie. Troviamo la prima neve, soffice come panna, salendo da Donnetta al Passo dei Colletti, nei boschi di faggio e sul crinale verso l'Antola. Il grande castagno nei pressi di Pentema si staglia poderoso nel bianco che ammanta il bosco; sembra ancora più maestoso di quanto già non apparisse la scorsa estate.
Neve ghiacciata sul Maggiorasca con un freddo polare (-14°); la giornata è spettacolare; la vetta è coperta da un manto brillante; tutt'intorno bianco a perdita d'occhio. Al Prato della Cipolla ci lanciamo in spensierati fuori­pista affondando nella neve nonostante le ciaspole.
Lungo il sentiero che ci porta al Passo Prè de Lame diamanti di ghiaccio caduti dagli alberi riverberano schegge di luce e volano nell'aria come impazziti se, per gioco, li scalciamo con la punta dei ramponi. Una spessa coltre di neve ricopre ogni cosa. Poi, all'improvviso, l'immenso bianco della zona sommitale dell'Aiona. Quasi , manca il respiro di fronte a tanta bellezza. Si rimane come sospesi in un tempo irreale. Il silenzio assoluto è rotto dal rumore dei ramponi che fanno scrocchiare, crepolandolo, il ghiaccio sotto i nostri piedi. Forme bizzarre decorano come arabeschi cristallini i rami dei faggi contorti dal vento. L'ombra di un nuvolone crea un magico contrasto di luce.  Un raggio illumina all'improvviso la vetta del Monte Penna, di fronte a noi, facendolo emergere da una linea sinuosa di monti lontani.
Il Vallone di Preit, in Val Maira, è una vera sorpresa per la bellezza severa delle sue motagne innevate. Armati delle nostre fide ciaspole partiamo fiduciosi, il sabato pomeriggio, con un tempo un po' incerto, per un primo "assaggio" di neve e ambiente. Cielo e terra quasi si confondono in uno stesso colore; qualche fiocco gelato ci danza intorno. Nel buio della sera. siamo un po'preoccupati: temiamo che, durante la notte, possa nevicare e, soprattutto, che si formi ghiaccio sulla strada del ritorno. La solita fortuna dei Montagnin ci prepara, invece, una soleggiata domenica: colazione e poi via, verso il sentiero della cascata. Ciaspoliamo in un paesaggio suggestivo; ritroviamo le impronte che abbiamo lasciato il giorno prima oltre ad orme gentili di qualche capriolo in cerca di cibo. Poderose colonne di ghiaccio bluastro arredano ripidi pendii. Giungiamo alla cascata: l'acqua scorre nascosta da una spessa cortina ghiacciata. Dolci declivi allietano il ritorno così ne approfittiamo per zigzagare allegramente nella neve e più sprofondiamo e più ci divertiamo.
L'ultima neve ci aspetta sul Montarlone, versante nord; da lontano non sembrava così tanta! Il cammino è un po' faticoso ma di grande soddisfazione, da veri montanari. E' anche divertente affondare, a turno, ben oltre il ginocchio e doversi far aiutare dagli amici per riemergere e riprendere la strada. Poi, appena dietro l'angolo, praterie di crocus ci annun­ciano che la stagione "nevosa"è al termine e che la "fase acuta" della malattia sta per finire. Ma, come ogni epidemia che si rispetti, si ripresenterà puntuale l'inverno prossimo; dobbiamo soltanto aspettare. Quindi amici "Nevaioli" abbiate fiducia: buona prossima neve a tutti.

                                                                                      Elisa

                                                                                     

                 
 

Gita Torriglia \ Bromia.

Ovvero: come ti domo un paio di scarponi ribelli.

Domenica 12 Marzo 2006

 

  Luce abbagliante, vento teso e partecipazione numerosa (41 Montagnin) per questa gita sui sentieri dei nostri monti, ancora in livrea invernale, e rallegrati solo qua e là da qualche ciuffo di primule, crocus e viole. Tutto normale, liscio come l'olio, se non fosse per il Pathos da Stress dello Scarpone: si, sono a scrivervi di un fatto insolito, strabiliante direi: la storia non di uno, che sarebbe banale, ma di due scarponi che decidono di suicidarsi in coppia, improvvisamente, nel bel mezzo di una gita.

Maria Rosa Bomba, dunque, cammina tranquilla, quando avverte la sgradevole sensazione: in entrambi i suoi scarponi si stanno aprendo sulle punte due bocche sghignazzanti, mentre la suola ondeggia sotto la tomaia. Lei si sente persa... ma è solo un attimo!

Francesca interviene prontamente con cordini e nodi da marinaio che, ahimè, hanno un risultato limitato. Faticosamente il cammino prosegue mentre le suole si staccano interamente dalla tomaia. A brevi tratti vengono rinnovati i nodi che tendono a scivolare e intanto raggiungiamo Fallarosa, minuscolo paese dove "volendo" Maria Rosa potrebbe ricuperare un passaggio in auto sino a Bromia. lo a questo punto avrei ceduto, Maria Rosa no.

Incoraggiata da Igor, si butta,trascinando i suoi recalcitranti scarponi, sul sentiero per Montemoro e Bromia. Mille commenti e mille suggerimenti: ci vorrebbe, si potrebbe.... Maria Rosa continua, imperterrita. Periodicamente però le condizioni degli scarponi richiedono qualche intervento. Deformazione professionale: Elisa estrae due bende in garza e con queste fascia gli scarponi, già assicurati da corde, cordini, stringhe e fettucce e da' loro un aspetto "medicalmente assistito": sembra che entrambe le estremità siano ingessate. Noi ridiamo, Maria Rosa no. A Montemoro ci imbattiamo in un pezzo di nastro adesivo da imballo usato come segnaletica: è un          premio alla perseveranza! Infatti, ricuperato, serve a fasciare le punte degli scarponi dove le bende .sono ormai quasi del tutto consumate; corde, fettucce, stringhe, bende, nastro da pacchi: Igor immortala gli scarponi in varie pose, scarponi che comunque, volenti o nolenti, hanno permesso alla tenace proprietaria di completare la gita. A me resta la curiosità di sapere come avrà fatto a toglierseli dai piedi, legati, fasciati, incollati come erano.

                                                                                                      
Duchessa

                



                       Dal viaggio in Venezia Giulia e Slovenia
                                                
Tutto compreso

La cosa più traumatica per una dormigliona come me è alzarsi presto la mattina. Tuttavia la voglia di esserci in questi quattro giorni in Venezia Giulia è stata la molla che mi ha fatto scattare al primo trillo della prima sveglia! (erano due, non si sa mai...) Sul pullman l'idea di recuperare il sonno perso si dissolve ben presto. Tra Alessandra e Angela dietro di me che ripassano la lezione e Gino che invia altisonanti "frecciatine" al suo amico-nemico Piero seduto due file più avanti, ho capito subito che sarebbe stata cosa impossibile. Non resta che ammirare il panorama. Distese di campi gialli e terreni appena arati, si alternano a vitigni bassi e file interminabili di pioppi che piantati con precisione millime­trica, movimentano la pianura, mentre in lon­tananza un treno corre parallelo: che bella l'Italia! Alessandra si propone generosamente di leggere qualche flash sulla prima tappa del nostro viaggio: Aquileia, la cui visita riserva splendi­di mosaici e un gradevole percorso lungo la vecchia via fluviale. A Grado ci accoglie l'albergo Tognon, satel­lite nell'orbita Birsa, interamente requisito per l'occasione. Buona la sistemazione e ottima la cena. La mattinata del secondo giorno inizia con l'incantevole sentiero Rilke, in prossimità del castello di Duino. La passeggiata offre squarci panoramici notevoli, tra germogli della macchia mediterranea che "esplodono" ai primi caldi e zone carsiche a strapiombo sul mare. Facciamo il pieno di profumi e di sensazioni gradevoli in una giornata tiepida e rilassante mentre il Castello ci "sorveglia" costantemente, dominato dalla torre cinquecentesca. Dimora privata, da qualche anno in parte aperto al pubblico, si rivela un contenitore di cimeli storici, quadri, documenti, oggetti e arredi preziosi che testimoniano il passaggio di nomi illustri della cultura e della scienza. All'interno anche una stupenda scala del Palladio, che lascia tutti a bocca aperta. Nel pomeriggio visitiamo il Castello di Miramare, eretto in una suggestiva posizione all'estremità del promontorio e lo spettacolare parco che lo circonda, con un'incredibile varietà di piante anche di grandi dimensioni, il glicine fiorito e aiuole dai colori abbaglianti. L'avvicinamento alle grotte di Postumia, in territorio sloveno, rivela una campagna in piena fioritura primaverile, dove varie tonalità di verde si alternano al bianco degli alberi fioriti. Ci concediamo una passeggiata nei giardini prospicienti le grotte prima di tuffarci in un mondo sotterraneo, freddo e buio, ma che riserva comunque un grande fascino, uno spet­tacolo della natura che si snoda per 20 km., tra colori e sfumature difficilmente spiegabili. Stalattiti e stalagmiti si susseguono dando vita a forme e dimensioni diverse, ma è soprattut­to l'ampiezza delle sale che stupisce in quelle che sono le grotte più visitate d'Europa. Sorprende sapere che in questo posto ino­spitale riescono a sopravvivere vari animali, tra cui il proteus, appartenente alla famiglia degli anfibi, completamente bianco e privo di vista. C'è anche l'ebbrezza di una corsa in trenino con un conducente che vuoi per la temperatura (8 gradi), vuoi per la necessità di non ritardare le partenze successive, procede un po' troppo allegramente, costringendoci più che ad apprezzare il panorama, a chinare la testa! A pochi chilometri da Postumia sorge l'ine­spugnabile e sorprendente castello di Predjama, scavato nella roccia su di una parete a 123 metri d'altezza. La speaker ufficiale Alessandra ci racconta la storia del cavaliere Erasmo vissuto nel castello nella seconda metà del XV secolo, dei suoi contrasti con l'Imperatore d'Austria e della sua fine poco gloriosa. Riscuote molte simpatie presso i Montagnin per l'abilità e l'astuzia. con cui affrontò l'assedio e per il modo in cui fu eliminato ("mancato nel momento del bisogno" sottolinea quella Bomba di Maria Rosa!). L'ultimo giorno, ci accoglie Gorizia, città sulle verdi acque dell'Isonzo. Dall'alto del colle domina il castello che sovrasta il vecchio borgo, circondato da torri rotonde ancor oggi mantiene l'aspetto di una fortezza con un particolare fascino, dato anche dagli arredi degli ambienti interni. Nel giro in pullman, attraverso la città si ripercorrono le tappe della vita del Boss: la casa natale (e qui il gruppo ha chinato il capo in raccoglimento), il giardino estivo e quello della stagione fredda che lo hanno visto bam bino (incredibile!), la palestra, il bar delle sue prime (e non ultime...) birre. Serpeggiava a dire il vero un po' di timore: non è che chiederà un contributo "che xe ancora de pagar la levatrice?!!!" Bisogna tuttavia ammettere che il direttore tecnico non si è risparmiato: ha confezionato un pacchetto "tutto compreso" dove i tasselli si sono incastrati a meraviglia e, con le conoscenze in alto loco (anzi altissimo), ha prenotato anche giornate stupende. Un grazie da parte di tutti. Per finire in bellezza, sulla via del ritorno neanche un metro di coda! Ah, questi Montagnin

                                                                                                            Riccio

                                                                                      

                            

Curiosità

Che meraviglia! Dopo tanti trekking con zaino ai limiti della sopportazione (per il contenuto sempre abbondante anche se selezionato accuratamente), quattro giorni di turistica in Venezia-Giulia e Slovenia. Previsioni meteo per i prossimi giorni: sole splendido. Si parte carichi di entusiasmo e un po' assonnati, data l'ora mattutina, da Piazza della Vittoria: direzione  Aquileia. Non mi soffermerò a descrivervi per filo e per segno i castelli, i parchi e le città che toccheremo, per questo sono molto più brave l'Elisa o l'Alessandra, ma le curiosità e le storie che mi hanno colpito durante tutto il viaggio. La meraviglia di Aquileia si trova nella sua Basilica, è un mosaico pavimentale policromo che occupa parte della navata centrale e di quella destra; si tratta del più ampio mosaico pavimentale cristiano in occidente e conserva intatta l'originaria bellezza della ricca figu­razione a vivaci colori. Ci soffermiamo entusiasti ad ammirare le figure e a decifrare i loro significati. I castelli mi appassionano particolarmente, facilmente mi immedesimo in quel tempo e visitando stanze e cunicoli, ponti levatoi e bastioni, immagino il tutto brulicare di ospiti illustri, principi, arciduchi, conti, poi servitù, cavalli e carrozze. Tra Sistiana e Duino abbiamo percorso il Sentiero Rilke, un tratto di costa a picco sul mare, la bellezza di questa lussureggiante macchia mediterranea ci accompagna per tutta la passeggiata, fino ad arrivare in vista del castello di Duino. Nella parte alta, il castello nuovo, e nella bassa, su uno sperone roccioso, le rovine del vecchio. Qui, secondo la leggenda, l'infelice Dama Bianca, gettata in mare dal marito, si trasformò in roccia. Bellissimo il castello di Miramare con la sua facciata rivestita di bianca pietra d'Istria, con attorno 22 ettari di parco, dotato di un patrimonio naturalistico notevole. Qui l'Arciduca Massimiliano d'Asburgo ha fatto costruire una residenza estiva per la sua famiglia. Dopo aver visitato il bellissimo, ricco e interessante castello, all'uscita abbiamo riconosciuto il biondo Massimiliano d'Asburgo in una mise impeccabile intento a conversare con un altro impeccabile signore. Per le grotte di Postumia, in Slovenia, non vi sono parole per descriverle; sicuramente ci rimarrano impresse negli occhi e nel cuore. Il castello di Predjama si staglia come un nido d'aquila, in una caverna, nella parete a precipizio, dove si inabissa il torrente Lokva; come in tutti i castelli anche qui esiste una leggenda, ci racconta che questo, inespugnabile e poderoso, fu la dimora segreta del cavaliere Erasmo di Predjama, il quale, per sottrarsi alle ire dell'Imperatore d'Austria Federico III e fatto inseguire dal capitano di Trieste Gasper Ravbar, riuscì a resistere all'assedio per mesi, procurandosi cibo in abbondanza, tramite una galleria  segreta, anzi deridendo il capitano con diversi regali Ma un servitore infedele lo tradì, fece un segnale luminoso, mentre Erasmo era nell'unico punto vulnerabile del castello, per fare i suoi intimi bisogni. Secondo la leggenda sarebbe sepolto sulla piazza, sotto un imponente tiglio che l'amata fece piantare per ricordarlo. Via per la bella Gorizia e il suo castello.  Arrivati al confine, scendiamo tutti dal pullman per fare la classica foto:   un piede in Italia e uno in Slovenia.  Una preghiera e un ricordo     al Sacrario di Redipuglia e alla scalinata dei "Centomila Caduti". Dopo un pranzo luculliano, che il nostro Igor aveva programmato, carichi dí bottiglie di grappa, regali ricordo e pacchettini vari, dopo quattro giorni ricchi di natura, antichità e leggende, torniamo sereni e contenti alla vita di tutti i giorni.

                                                                                       Francesca Milazzo

                                                                                        

                                

Verso Est

Siamo seduti, Irene e io, in fondo al pull­man, nell'ultima fila a destra prima di quella prigione a poltrona unica dove finisce la carrozzeria.Andiamo verso Est, in Venezia Giulia e Slovenia. Così il sole, che prenotato dal nostro Direttore Tecnico per tempo, ci accompagna per quattro giorni, martellandoci sulla testa e ci abbacina con la sua gibigiana sulle acque della laguna. Questa volta non ho studiato, non so nulla del viaggio. Ho deciso di fare la vali­gia per tutto il tempo: mi faccio portare e mi godo la gita. Per far meno fatica, ho perfino una fotocamera piccola piccola, da tasca. Alla fine il tutto risulterà molto piacevole, senza intoppi né scossoni, con tutta la famiglia Birsa al totale servizio del Gruppo Montagnin, con efficienza austro-ungarica e simpatia tipicamente veneta. Capisco poco delle differenze fra le due Venezie, il Friuli, la Slovenia. Mi sembrano molto simili, parlo dei caratteri e delle parlate, perchè mi è parso di capire che quanto a carinerie e generosità sia una bella lotta. Baci, abbracci, torniamo presto, la gente che fa dei fagotti di stagnola con salsicce e gubane da portare ai gattini! E pinte di grappa trafugate come se piovesse: tutti astemi, tutto per gli amici di casa. E le grotte di Postumia, che per crederci e per immaginarsele così non basta neanche esserci andati, che ad ogni angolo, ad ogni svolta, per ogni stalattite, per ogni fetta di salame, per ogni pisolitico, non sai se il sogno sia realtà o se i tuoi peggiori incubi dell'inferno dantesco si siano trasformati in un urlo pietrificato a gola sguaiata. Poi l'odore del mare e di marcio della laguna, in una Grado piena di barche da pesca riunite in un soqquadro di vecchio e cadente, di nuovo e lucente. Tavolate di allegria e di pesce, di insalate rubate e di gelati regalati, con un bianco casalingo fresco di cantina e ad un prezzo onesto. Il mio autista personale, con autobus altrettanto personale, (pensate: Robba su di un Robba con dentro un Robba) perfetto ed al di sopra di qualsiasi considerazione. Voglio chiudere queste righe sgangherate con la grande scalinata ed í cannoni arrugginiti di Redipuglia. A me, che della ' 15/18 sono stato e sono un appassionato cercatore di aneddoti e di storie, ha sorpreso la bassa quota e l'orizzonte limitato che dal Castello di Gorizia si godeva del Sabotino, e del monte Santo. Leggendone le gesta di guerra ed i tanti morti, mi sarei aspettato monti altissimi, vasti altopiani, grandi distanze. Lo scoprire che tutto si è verificato in un fazzoletto mi fa ancora di più intravedere quanto terribili fossero i combattimenti e crudeli i mesi passati lassù. Lo testimoniano i morti, da entrambe le parti. Redipuglia mi ha molto colpito, in tutti i sensi. Il salire quegli scaloni è come entrare in un limbo sospeso e pare veramente di sen­tire le urla del silenzio di quanti giovani e meno giovani hanno lasciato la vita sui monti, forse per un ideale, forse per una car­tolina rosa, forse guardando la punta della baionetta che gli stava per entrare nella pan­cia. E mi sembra di sentire, al di là della retorica delle scritte, un grido unico: mamma, dove sei! Quale che sia la religione o il credo politico, in ogni caso, quel monumento infonde in chi ci va un forte senso di solidarietà. Ho provato una grande tristezza ed un for­te senso di appartenenza; mi sono sentito profondamente italiano ed ho pregato perché le mamme di tutto il mondo non debbano provare un altro simile immenso dolore.

Grazie a tutti, è stato bello.

                                                          Gianfranco Robba

 

                                                                                   

 

             

[Home][Siamo Qui][Chi Siamo][Regolamento Gite][Programma][Giornalino][ Foto & Video][Classifiche][Curiosità][Archivi][Notizie Utili][Percorsi GPS][La posta][Links]