2007 nr.3

 

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Tofana trekking

 

Per anni, durante i nostri trekking o le gite della " settimana verde ", da lontano, dalle altre vette, lo sguardo correva a cercare l' amato profilo delle tre sorelle, sempre uguali e sempre diverse, proiettate verso l'alto come una prua di nave, possenti, sicure, con quella parete della Rozes verticale e magnifica, solcata da spettacolari vie d'arrampicata spesso celate in diedri segreti, come una mano tesa a proteggere chi la guarda incantato sentendosi un microbo di fronte a tanta grandiosita'. Lei, la Tofana di Rozes, ci aveva respinti, lo scorso anno, dopo averci illuso di conquistarla, ammantandosi di una spessa cortina di nubi così che, giunti al rifugio Giussani, non potemmo far altro che tornarcene mestamente al rifugio Dibona ripromettendoci di riprovarci. Così, per corteggiarla e convincerla ad accoglierci, ecco che, quest'anno, organizziamo un bel giro tutt'intorno al suo territorio. Al passo Falzarego fa un freddo cane; partiamo per il nostro trekking imbacuccati come in pieno inverno; nuvoloni neri all'orizzonte, verso la Marmolada, ci fanno temere il peggio. Inizia a nevicare piano piano mentre ci avviciniamo all'imbocco della galleria del Lagazuoi, scavata dai soldati italiani durante la prima guerra mondiale. Salendo, al chiarore delle pile frontali, scopriamo un mondo sotterraneo ed oscuro dove, chissà come, centinaia di giovani vissero lunghi e freddi inverni e interminabili giorni.

Ci sono postazioni di guardia, ricoveri formati da umidi tavolacci, ex depositi di armi, piazzole per mitragliatrici orientate verso la valle e le posizioni nemiche. Lasciamo volentieri queste testimonianze di un passato terribile. All' uscita della galleria le tre Tofane ci offrono uno spettacolo di incomparabile bellezza, stagliate contro il cielo, potenti e magnifiche, imbiancate di neve e illuminate da mille colori.

Costeggiamo il cratere creato dallo scoppio di una delle cinque mine che alterarono per sempre l'aspetto della montagna e, dopo poco, arriviamo al rifugio Lagazuoi dalla cui terrazza si può ammirare, quasi come da un aereo, uno dei più celebrati panorami delle Dolomiti.

Mentre gli amici si godono il calduccio del rifugio, siamo a - 3, mi incammino verso la vetta del Lagazuoi Piccolo. Lo sguardo accarezza il profilo della Civetta, del Pelmo e di tutte le altre vette come in un volo circolare. Un crocifisso ligneo protegge, nel silenzio, la memoria dei caduti ormai fratelli nel ricordo. Il ghiaccio scolpito dal vento ne accentua l'espressione del volto come trasfigurandolo. La luce, filtrata dalle nuvole, crea un'atmosfera quasi irreale. Per un attimo mi sembra di essere fuori dal tempo; poi un refolo di vento rompe la magia. Torno al rifugio, al caldo.. Come da tradizione serata in allegria, battute e risate non mancano. Tra una portata e l'altra corriamo fuori a fotografare il tramonto " dalle dita di rosa " sulle Tofane.

        Seconda tappa:      dal rifugio Lagazuoi al rifugio Giussani; condizioni meteorologiche ideali: mattinata freddina ma limpida. Gli ocra, i marroni, i gialli, le mille sfumature del verde, rododendri e pini mughi sono I'affascinante spettacolo offerto dalla Val Travenanzes che si incunea profondamente a dividere le Tofane dal magnifico gruppo di Fanis che svetta verticale con grandi torri e muraglie frastagliate.

Due marmotte giocherellone non si accorgono subito del nostro passaggio così che possiamo osservarle e fotografarle con calma. Al bivio superiamo un ruscello e cominciamo a salire verso la bastionata rocciosa dove si trova la famosa scala del Minighel. Proseguiamo passando sotto una bellissima cascata. Il posto è spettacolarmente selvaggio ma ingentilito da moltissime stelle alpine e fiori dai colori brillanti. Saliamo per una cengia un po' aerea e faticosa fino alla conca del Masarè; attraversiamo un paesaggio lunare: il sentiero si insinua tra enormi massi alcuni dei quali presentano resti di fortificazioni della grande guerra. Infine eccoci alla forcella Fontananegra, ampia sella che separa la Tofana di Rozes dalla Tofana di Mezzo la cui Punta Giovannina incombe, col suo magico colore, sul rifugio Giussani. Questo angolo ha un fascino particolare, circondato da grandiosi bastioni rocciosi, silenzioso, appartato. Poco più in basso si trova l'ex rifugio Generale 'Cantore; tutt'intorno resti di costruzioni militari ricordano ancora, se ce ne fosse bisogno, che questi luoghi stupendi furono teatro di guerra e di morte.

 Terza tappa: Ci svegliamo trepidanti questa mattina: è il gran giorno della Tofana ed è una gran bella giornata. Anna e Lello si fermano al rifugio ad aspettarci. Più saliamo più il panorama si apre: il rifugio sembra sempre più piccolo; di fronte le altre due Tofane svelano tutta la loro bellezza; viste da questo lato non mostrano le ferite dovute alle piste da sci. Arriviamo alle Tre Dita , magnifico punto di osservazione, dove, dal versante opposto, arriva una via di uscita dalla ferrata Lipella.

Torniamo un po' indietro e cominciamo a salire per sentiero e ghiaioni. Lasciamo Gianna, Ornella e Angiola e continuiamo in salita un po' più ripida zigzagando tra roccette e piccoli salti. Ogni tanto un po' di neve rimasta dalle nevicate dei giorni scorsi e, tra le rocce, piccole colate di ghiaccio come luccicanti decori. Infine l' ultimo tratto su crinale innevato fino alla croce. Ci siamo e siamo felici, forse anche un po' commossi in questa splendida mattinata di venerdì 13 luglio. Dopo le foto di rito con Silvestro, Igor, Eva, Nadia, Toni, Rita ed Angela, metto un sassolino a far compagnia ai mille altri che riempiono la struttura di ferro della croce e mi guardo intorno; un panorama magnifico, da far girare la testa, quasi un abbraccio infinito: il Lagazuoi, la Marmolada con i suoi ghiacciai, il Sella, i Cir, le Odle, la Val Gardena, le Conturines, i Fanis, i Lastei di Formin, la Croda da Lago, il Pelmo, la Civetta, il Nuvolao, l'Averao, le Cinque Torri , poi tutte le altre cime a perdita d' occhio e, vicinissime, le altre due Tofane, di Mezzo e di Dentro, poi, giù in basso, la Vai Travenanzes e laggiù, puntolino quasi invisibile, il rifugio Giussani. Mi piace ricordare le parole di Paul Grohmann quando, nel 1864, salì sulla vetta: " Un dettaglio di questo immenso panorama circolare mi resterà per sempre impresso nella memoria. Le paurose rupi scoscese delle altre due Tofane, così vicine, e, tra queste, in lontananza, la punta estrema della Croda Rossa d'Ampezzo, d'un color rosso sangue, impressionante per il contrasto con le grigie pareti calcaree delle Tofane.

Il sogno è finito, dobbiamo tornare, al rifugio. Dal Giussani, dopo un meritato riposo e dopo esserci rifocillati, scendiamo, per il sentiero del Vallon, al rifugio Dibona da dove possiamo ammirare la parete sud della Rozes in tutta la sua imponenza. Il resto della giornata trascorre serenamente: cena eccellente e dopo cena frizzante, tutti insieme a ridere e scherzare; una tisana con tre cannucce e un moderato giro di grappa concludono la serata.

L' ultima tappa ci attende: anche oggi il Grande Giardiniere ha lavorato bene: un caldo sole ci accompagna mentre saliamo al sentiero che costeggia la base della grande parete. Igor decide di non passare per la galleria del cannone; peccato, un'occasione perduta. Proseguiamo con saliscendi per un bel sentiero; sopra di noi il Castelletto della Tofana famoso per essere saltato in aria nell'estate del 1916 per l' esplosione di una mina italiana e il cui cono di detriti è tutt'ora ben visibile. Ancora avanti e giungiamo al Col dei Bos e da qui, dopo una sosta in un bel pianoro da cui possiamo ammirare ancora una volta la catena di Fanis e la Tofana di Rozes, risaliamo alla Forcella Lagazuoi da dove ci affacciamo sul passo Falzarego. La discesa ci conduce alle auto e, purtroppo, alla fine del trekking. Dopo uno "spuntino " in un bar poco lontano dal passo, ci salutiamo. La maggior parte del gruppo torna a Genova; Silvestro, Lello ed io proseguiamo per Selva di Val Gardena. Negli occhi e nel cuore i colori, la bellezza, i passi, i sentieri, le risate con gli amici, le rocce, i fiori, la vetta e, soprattutto, la fortuna di essere insieme, tutti noi, a condividere le stesse emozioni.

                                                   

                                                                             Elisa 

                                                                                              

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